Testo a cura di Filippo Busolo, Giacomo Bommartini, Antonia Stringher

INTRODUZIONE

La Val Fraselle è l’unità idrografica che copre la porzione settentrionale della Val d’Illasi, in provincia di Verona. Confina a nord con la Valle dell’Agno (poste in comunicazione dal Passo Rìstele), ad est con la Valle di Chiampo (attraverso il Passo della Scagina), ad ovest con la Valle di Revolto e a sud dalla linea di congiunzione Monte Porto-Monte Formica con l’abitato di Giazza.

La Val Fraselle è inserita nel Parco Naturale Regionale della Lessinia e classificata sia come riserva naturale sia come sito di importanza comunitaria e zona di protezione speciale (ZPS). Questo territorio, grazie all’emanazione dei DGR 448/2003 e DGR 449/2003, è stato introdotto dalla Regione Veneto quale parte integrante nell’ambito dei siti Natura 2000 – IT3210040 “Monti Lessini-Pasubio-Piccole Dolomiti Vicentine”, identificando in questo territorio un ambiente di elevato pregio sia a livello nazionale che Europeo.

Questo riconoscimento porta con se una duplice responsabilità, in materia di tutela dell’ambiente montano e di valorizzazione del territorio, la quale passa obbligatoriamente dalla conoscenza delle peculiarità naturalistiche presenti in questo territorio

In questo contesto, il presente contributo, che non ha nessuna pretesa di esaustività, è quindi rivolto ad illustrare brevemente i principali aspetti naturalistici presenti in Val Fraselle (Figura 1) con particolare attenzione all’area che da Giazza conduce a Malga Fraselle di Sotto, struttura di proprietà di Veneto Agricoltura e in gestione al CAI Tregnago (VR).

Il territorio presentato in questa relazione si estende nella fascia altitudinale che va dai 759 m slm di Giazza ai 1641 m slm di Passo Rìstele, sino ai 1976 m slm del Monte Zevola che ne domina il versante destro, inserendosi in quello che viene comunemente definito come piano montano, che a sua volta viene in genere suddiviso in piano montano inferiore (700 / 800 – 1200 / 1400 m) e piano montano superiore (1200 / 1400 – 2000 / 2200 m, limite della vegetazione arborea), con l’orizzonte delle conifere a circa 1200-1400 m.

Figura 1: Val Fraselle vista da Malga Fraselle di Sotto (Foto F. Busolo).

ASPETTI GEOLOGICI E GEOMORFOLOGICI

Da un punto di vista geolitologico, la Val Fraselle è costituita prevalentemente da rocce sedimentarie marine ovvero di dolomie, calcari dolomitici, calcari e calcari marnosi (rocce composte dall’associazione di carbonati e argille).

La successione stratigrafica affiorante nella Valle di Fraselle è quella tipica della Lessinia centro-orientale ed è stata evidenziata principalmente dall’erosione fluviale  operata dal corso d’acqua che percorre la valle (riconoscibile anche dalla sua forma a “V”, tipica di erosione fluviale), e in parte dell’erosione glaciale e da fenomeni gravitativi.

Tranne che per la formazione della Dolomia Principale (sedimentatosi nel mare della Tetide circa 220-200 milioni di anni fa), basamento dell’altopiano, i cui affioramenti sono scarsi all’interno dell’area studiata (essendo questa formazione maggiormente presente nella zona della Catena delle Tre Croci e nel gruppo del Carega), la Val Fraselle si è approfondita prevalentemente nell’ambito delle formazioni del Gruppo dei Calcari Grigi (200-175 milioni di anni fa), i cui affioramenti sono ben visibili nei pressi di Monte Corno, di Cima di Lobbia, di Monte Formica, di Monte Porto, di Monte Scalette, di Monte Terrazzo e di Monte Zevola.

Si tratta di un gruppo di formazioni costituite da alternanze di calcari micritici (sedimenti carbonatici a grana molto fine), bioclastici ed oolitici, calcari argillosi e marne. Costituiti da sedimenti che si sono depositati in un ambiente marino poco profondo, nel contesto della zona nota come Piattaforma di Trento, i Calcari Grigi contengono abbondanti resti fossili, il cui principale fossile guida è Lithiotis problematica, un bivalve di grandi dimensioni. Nei pressi di Monte Terrazzo, di Monte Zevola e di Cima Lobbia è possibile osservare inoltre, con un po’ di fortuna e attenzione, alcuni gasteropodi.

Nei pressi di Monte Corno, di Monte Formica e di Monte Porto sono invece presenti affioramenti di Calcari Oolitici (formati da milioni di sferette simili a uova di pesce come conseguenza dell’aggregazione di carbonato di calcio a formare straterelli concentrici attorno a frammenti organici sospesi in acqua), formatosi in un’ambiente marino aperto e poco profondo, ma interessato da moto ondoso.

Seguendo la successione stratigrafica, il Rosso Ammonitico (175-135 milioni di anni fa) affiora in maniera visibile in corrispondenza di Monte Porto e di Monte Formica. Si tratta di calcari e calcari marnosi mal stratificati, spesso nodulari, prevalentemente rosso-rosati a causa dell’ossidazione del ferro ma che sovente, nei livelli superiori, presentano anche colore bianco. 

La tessitura nodulare è talvolta accompagnata dalla presenza di ammoniti dal colore rosso o rosato. Questo tipo di sedimento si è deposto in mare aperto a una profondità superiore ai 200 m, ma inferiore alla profondità di compensazione dei carbonati.

La Formazione Maiolica o Biancone (135-90 milioni di anni fa), deposto in un ambiente di mare profondo, consiste in livelli di calcari micritici bianchi con tipica frattura concoide, molto stratificati e fratturati e ricchi di selce (roccia silicatica derivante da scheletri di organismi marini quali diatomee o radiolari). Questa Formazione affiora, ad esempio, nei pressi di Malga Lobbia.

Nell’alta Val Fraselle, in particolare nei pressi di Cima Lobbia, sono inoltre presenti, seppure in parte modificati dalle attività umane, depositi morenici di antichi ghiacciai del periodo wurmiano (circa 20.000 anni fa).

All’interno della Val Fraselle è possibile individuare lineamenti tettonici disposti con direzione nordovest-sudovest. Interessante è la possibile faglia inversa che passa a nord di Malga Terrazzo.

Come in gran parte della Lessinia, il paesaggio della Val Fraselle è stato plasmato dal processo carsico, che è frutto dell’interazione tra acque meteoriche, suolo e rocce sedimentarie carbonatiche.

Le principali e più evidenti forme di carsismo di superficie sono rappresentate dalle doline (presenti in particolar modo nella parte alta della Val Fraselle), alcune delle quali sono facilmente visibili ad esempio nei pressi di Malga Lobbia e Malga Porto di Sopra. Esse si presentano come depressioni del terreno dalla caratteristica forma simile ad un imbuto o ad una ciotola e si osservano soprattutto nelle zone di contatto fra gli affioramenti della Maiolica e del Rosso Ammonitico.

Numerose sono le cavità ipogee carsiche presenti in quest’area, tra le quali qui si menzionano la grotta Perloch (quota 1130 m slm; sviluppo 1045 m; dislivello +120 -3), in località Prusti di Sotto e la grotta Schefar Koval (quota 1197 m slm; sviluppo 368 m; dislivello +10 -251), che per profondità è il secondo abisso della provincia di Verona dopo la Spluga della Preta.

Si segnalano alcuni depositi alluvionali (costituiti da sedimenti di granulometria variabile) negli alvei del torrente e lungo alcuni rami secondari, come adempio nella Valle Prustental.

Secondo quanto riportato in letteratura, in Val Fraselle erano presenti alcune miniere di carbone, come ad esempio quelle del Vajo dei Prusti, di cui sono note cinque gallerie a nord di Prusti di Sopra (1130 m slm), dalle quali si estraeva lignite, pece e litantrace.

In località Piège (1200 m slm), sul versante sinistro di Val Fraselle, era attiva, tra gli anni ‘50 e ‘60 del secolo scorso, una cava dalla quale si estraeva Grigio Perla, una roccia metamorfica (derivante da inclusioni di magmi basaltici in dolomia a formare marmo a brucite) utilizzata nella realizzazione dei pavimenti “alla palladiana”.

Infine, alle formazioni sopra descritte, si menzionano depositi morenici, alluvionali, sporadiche vulcaniti del periodo Mesozoico e alcuni basalti del Cenozoico.

Nella parte idrografica inferiore della valle sono infine presenti diverse sorgenti, come le spettacolari sorgenti Sàigan (1050 m slm), visibili salendo lungo il sentiero 280 (fig. 2). Con un fronte di circa 25 m; queste sorgenti sono connesse con la struttura tettonica.

Figura 2: Sorgenti Sàigan (Foto G. Maimeri).

ASPETTI VEGETAZIONALI

La Valle di Fraselle presenta un’elevata variabilità arborea-arbustiva tipica della media-bassa montagna; è possibile riconoscere infatti diverse caducifoglie come il faggio (Fagus sylvatica), il frassino maggiore (Fraxinus excelsior), l’acero di monte (Acer pseudoplatanus), il maggiociondolo (Laburnum alpinum), il sorbo degli uccellatori (Sorbus aucuparia), il caprifoglio (Lonicera caprifolium), il sambuco nero (Sambucus nigra) oltre che alcuni carpini neri (Ostrya Carpinifolia) e qualche larice (Larix decidua), la sola conifera ad essere caducifoglia.

Salici e ontano bianco (Alnus incana) caratterizzano, tra le altre, la vegetazione presente lungo i corsi d’acqua nella bassa Val Fraselle.

La formazione arborea dominante la Val Fraselle è senza dubbio la faggeta, costituita da boschi cedui prevalenti principalmente sui versanti esposti a nord, freschi ed umidi e su terreni calcarei. I boschi di faggio riducono fortemente la penetrazione della luce rendendo il sottosuolo piuttosto povero e con prevalenza di specie sciafile, ovvero specie che prediligono ambienti ombreggianti. In questo contesto è interessante citare l’associazione nota come “Dentaria-Faggeta” (Dentario-Fagetum) per la presenza prevalente di Dentaria o Stellina odorosa (Asperula odorata) tra le specie erbacee. Presente anche l’euforbia delle faggete (Euphorbia amygdaloides), pianta suffruticosa.

La faggeta termofila mista tende ad associarsi, con il carpino nero, l’orniello (Fraxinus ornus), il nocciolo (Corylus avellana), la rosa canina (Rosa arvensis), diverse felci e, nei versanti ripidi e rocciosi, esposti a sud, con alcuni pini silvestri (Pinus sylvestris), specie frugale, xerofila  (specie che esige ambienti aridi) ed eliofila (specie che predilige ambienti ad elevata luminosità). Ad altitudini maggiori la faggeta mista tende invece a consociarsi a conifere quali abete rosso, abete bianco e larice.

La faggeta ricopre infine un’elevata importanza ecologica con un’interessante biocenosi (insieme delle comunità viventi insediate in un certo ambiente) ad essa collegata dove il picchio nero, lo scoiattolo, la civetta capogrosso, il ghiro e l’astore trovano habitat e nutrimento.

Salendo in altitudine (sopra i 1200-1300 m slm), il paesaggio vegetale inizia gradualmente a cambiare, spostandosi verso una pecceta mista costituita da essenze quali l’abete rosso (Picea abies), qualche abete bianco (Abies alba) arbusti come il ginepro (Juniperus communis) e il pino mugo (Pinus mugo). A tale quota è possibile inoltre incontrare il rododendro ferrugineo (Rhododendron ferrugineum), cespuglieto tipico dei suoli acidi.

La Val Fraselle è espressione di un ambiente montano tipico, caratterizzato da ininterrotte distese di prati-pascoli secondari, la cui composizione floristica corrisponde a quella delle praterie d’alta quota incolte e termo-xerofile propria dei pascoli estivi delle pecore o delle vacche delle malghe lessiniche sopra i 1100 m.

Sono molteplici le specie floristiche che possiamo osservare in Val Fraselle: campanule, genziane, crocus, primule, centaure, trifogli, saxifraghe, incluse varie specie di orchidee.

Di notevole interesse è la presenza di Campanula latifolia, Eriophorum latifolium, Linum viscosum e Cirsium spinosissimum (uniche stazioni per la provincia di Verona) oppure i rari Cirsium palustre, Aristolochia lutea, Atropa belladonna.

Presenti anche Physoplexis comosa (conosciuto me raponzolo di roccia), Leontopodium alpinum, Primula spectabilis, Pulmonaria vallarsae, Cirsium carniolicum, Campanula carnica, Saxifraga mutata, Aconitun degeni e le orchidee Dacthyloriza maculata sub. fuchsii, Gymnadenia conopsea ed odoratissima, Epipactis helleborine ed atrorubens, Nigritella nigra, Orchis mascula e militaris, Corallorhiza trifida (Figura 3), Coeloglossum viride, Goodyera repens, Orchis militaris (Figura 4) ed altre.

Figura 3: Corallorhiza trifida, orchidea (Foto G. Bommartini).

Figura 4: Orchis militaris (Foto G. Bommartini).

A livello di rilievo botanico è da confermare la presenza di Narcisius poeticum, Primula recubariensis e Sedum rubens (rari per la Lessinia Veronese).

L’esplorazione floristica è ancora oggi un ambito semi-esplorato in quanto diversi territori risultano non facilmente raggiungibili durante le uscite di esplorazione botanica, oltre al fatto che, purtroppo, l’area di studio si trova in una fase di rapido cambiamento come conseguenza della drastica riduzione del carico di bestiame al pascolo.

ASPETTI FAUNISTICI

Grazie alla grande varietà di ambienti che la costituiscono la Val Fraselle è un sito che ospita diverse comunità di animali, anche se nel corso degli ultimi settant’anni si è riscontrato una loro radicale modificazione in seguito sia alla pressione antropica (antropizzazione del territorio, pratica venatoria, escursionismo), sia come conseguenza dei cambiamenti climatici.

Assieme ad una ricca varietà di invertebrati sono presenti alcune specie di anfibi e rettili, come la salamandra pezzata (Salamandra salamandra), il tritone alpino (Ichthyosaura alpestris), il rospo comune (Bufo bufo), la rana montana (Rana temporaria), il colubro liscio (Coronella austriaca), il marasso (Vipera berus) e la vipera comune (Vipera aspis).

La Val Fraselle con il suo fondovalle ricco di acqua permette il mantenimento di un clima particolarmente fresco anche d’estate, favorendo così habitat ideali per molte specie di farfalle, grazie anche dalla notevole presenza di flora ricercata dalle stesse, come la alloctona Buddleja davidii (Albero delle farfalle), la Eupatorium cannabinum ed altre.

Si menzionano rarissimi ritrovamenti di Carterocephalus palaemon e Lycaena tityrus e le sempre rare Limenitis popolis e Limenitis camilla. Si possono inoltre osservare molte altre specie, meno rare ma sempre interessanti come Aphantopus hyperantus, Aglais io, Argynnis paphia, Anthocaris cardamines, Aporia crataegi, Brenthis daphne, ed altre ancora.

In Val Fraselle sono presenti alcune specie di mammiferi, come ad esempio il riccio (Erinaceus europaeus), la talpa (Talpa europaea), lo scoiattolo (Sciurus vulgaris), il ghiro (Glis glis), il moscardino (Muscardinus avellanarius), l’arvicola rossastra (Clethrionomys glareolus), la donnola (Mustela nivalis), la faina (Martes foina), la lepre comune (Lepus europaeus), la volpe (Vulpes vulpes) e la marmotta (Marmota marmota).

Presenti anche diversi e schivi ungulati, per i quali la presenza in molti casi è determinata delle loro tracce, come il capriolo (Capreolus capreolus), il camoscio (Rupicapra rupicapra), il cinghiale (Sus scrofa) e qualche raro cervo (Cervus elaphus). Presente, seppur non stanzialmente, il lupo (Canis lupus lupus).

Figura 5: Capriolo (Capreolus capreolus) (Foto A. Salzani).

Tra i rapaci si ricordano il falco pecchiaiolo (Pernis apivorus), l’astore (Accipiter gentilis), la poiana (Buteo buteo), l’aquila reale (Aquila chrysaetos), il gheppio (Falco tinnunculus), il gufo comune (Asio otus), l’allocco (Strix aluco), la civetta capogrosso (Aegolius funereus) e la civetta nana (Glaucidium passerinum).

Tra i galliformi di montagna è possibile, con un po’ di fortuna in primavera, osservare il gallo forcello (Tetrao tetrix) e il francolino di monte (Bonasa bonasia), mentre rare sono le segnalazioni della coturnice (Alectoris graeca) e del gallo cedrone (Tetrao urogallus).

Figura 6: Gallo forcello (Tetrao tetrix) (Foto A. Salzani).

Tra gli uccelli si ricordano il picchio muraiolo (Tichodroma muraria), il picchio nero (Dryocopus martius), il gracchio alpino (Pyrrhocorax graculus), il crociere (Loxia curvirostra), il pettirosso (Erithacus rubecola), il merlo (Turdus merula), il fringuello (Fringilla coelebs), il luì piccolo (Phylloscopus collybita), l’allodola (Alauda arvensis), il merlo acquaiolo (Cinclus cinclus), che nidifica lungo il torrente, e molti altri.

STORIA, TERRITORIO, ANTROPIZZAZIONE, CRONACA

Selvaggia e suggestiva valle situata in testa alla val d’Illasi, in confine con il vicentino.                                                                                                                                           Il toponimo compare per la prima volta in un documento di Cangrande del 1329 “ […] montanea dicta delli Fariselli”; all’anno 1615, fra le montagne possedute dal comune di Selva di Progno, figura la montagna detta Faresello con le Pozze (La Lobbia). Per un fenomeno di metàtesi, Fareselle diventa Fraselle. Interessante è la tesi del filologo Marco Scovazzi secondo il quale il toponimo è  un diminutivo riconducibile alla fara longobarda, (unità dell’organizzazione sociale e militare dei Longobardi per l’esplorazione e la difesa)  e quindi alcune piccole fare  si sarebbero insediate in quel luogo con la finalità di presidiare la zona da possibili infiltrazioni nemiche da nord (Regno dei Baiuvari).

Carlo Cipolla, storico dei Cimbri,  in “ Notizie degli scavi (1881)” mette in luce il carattere longobardo della val d’Illasi.

La posizione geografica della Val d’Illasi con i sui sbocchi a settentrione verso la valle  dell’Adige e dell’Agno, assumeva importanza strategica e quindi è comprensibile che i Longobardi per ragioni politiche e militari si prodigassero a presidiarla con insediamenti di piccole fare in special modo in altura dove passava la Via Vicentina, l’antica Gassa, via strategica dell’antichità, la quale principiando in Durlo, attraverso San Bortolo, Campofontana, Val Fraselle, Campobrun, raggiungeva la Val d’Adige nei pressi di Ala. Una via certamente movimentata che vide  il passaggio di soldati, commercianti, pastori, transumanze, finanzieri, contrabbandieri e briganti. 

La valle, racchiusa tra la Catena delle Tre Croci, Monte Zevola e il monte Gramolon, è interessata dalla presenza di tre passi: Il Passo della Scagina che mette in comunicazione con l’alta valle del Chiampo, Il Passo Ristele  con veduta sulla valle dell’Agno e il Passo del Zevola, versante Terrazzo. E’ attraversata dal torrente Fraselle attivo pressoché tutto l’anno grazie alla presenza delle numerose sorgenti e la compattezza rocciosa del letto. Dalle spettacolari sorgenti dei Saigan (Colature) origina l’acquedotto di Val Fraselle che fornisce  l’acqua a paesi e contrade della val d’Illasi.

Gli ampi pascoli che caratterizzano la media e alta val Fraselle con le malghe  Fraselle di Sotto e Fraselle di Sopra, raccontano l’immane, duro lavoro di roncatura e dissodamento operato dai coloni cimbri e fors’anche longobardi, per ricavare pascoli destinati dapprima a pecore e maiali e  dal XVIII secolo anche al bestiame bovino.

Un tempo i baiti erano di legno e spesso andavano a fuoco, o per dolo o per incuria dei conduttori. Nell’aprile del 1867 il baito di Fraselle di Sopra va a fuoco per mano di ignoti. Il comune, proprietario della malga, chiede all’Ispettorato Forestale il permesso di tagliare dieci piante di abeti per la ricostruzione in vista dell’alpeggio. Nel 1870 verrà ricostruito in muratura con i seguenti spazi: logo del latte, logo del fogo e sul retro il logo dei suini. 

Un documento conservato nell’Archivio comunale di Selva di Progno ci informa che nel 1777, la montagna Fariselle è caricata da malghesi di Campofontana e Giazza: Domenico Pagan, vacche 8; Domenico Marcante, vacche 8; Matteo Fag(i)on, vacche 26 compreso il toro; Matteo Fagion, vacche 12; Gio.Pagan, vacche 10; Bastian Pagan, vacche 4.                                                                                                                                 

Durante il periodo del contrabbando ( 1866/1915) un edificio della malga viene usato come caserma della guardia di finanza essendo quel luogo battuto dai contrabbandieri che percorrono la Via Vicentina per recarsi in Ala a prelevare merci di contrabbando.  Il 14 marzo 1895, una valanga di neve uccide sei finanzieri usciti in perlustrazione. Il 30 novembre 1874 tre fratelli, contrabbandieri, di contrada Cattazzi di Durlo  perdono la vita nei pressi della malga soffocati da una bufera di neve.                                                                                                                      Cimbricità della valle – La presenza cimbra in val Fraselle rimane viva nella ricca toponomastica che ci racconta un mondo ormai scomparso: Bolfe-tal / Vajo del lupo – Pärlouch / Caverna del lupo, ci ricordano come un tempo circolassero lupi ed orsi;  mentre toponimi quali: Kitzar-stuan / Macigno dei capretti – Eike ‘un lemparn/ Dosso degli agnelli – Eike ‘ume pfare/ Dosso del toro – Schefar-kuval / Covolo del pastore – Biselar / Praticelli – Poudan ‘un Mandrieljan  / Conca delle piccole mandrie – ci parlano di antichi alpeggi; e ancora Kemezeike/ Dosso del camoscio – Alar-tal / Vajo dell’aquila – Ribegen-tal / Vajo con curvature – Khoat / Spiazzo fangoso – Tunkhal-tal / Vajo scuro – Betzeikala / Dossetto vegro – Stoufal /  Macigno – Baizze-lon / Slavina bianca, e molti altri.

Lo Sealagan-kuval, situato a monte del Kitzar-stuan,  era la dimora delle Sealaganlaute/Genti beate, mitiche figure che vivevano nei boschi; solamente nella notte dei morti scendevano dalla Toatebek ( strada dei morti) in processione verso il paese, tenendo in mano come torcia un avambraccio umano. Da quelle parti si aggirava pure an Orke così gigantesco che camminava poggiando un piede in Val di Revolto e l’altro in Val Fraselle.

Durante la seconda guerra mondiale, l’alta valle fu teatro di scontri tra partigiani e la Guardia Nazionale Repubblicana; il 29 maggio 1944 davanti alla porta del stalon  di Fraselle di Sotto, viene ucciso da una raffica di mitra il partigiano Aldo Baldo (Torero);  al Passo della Scagina una croce e una lapide ricordano l’uccisione il 18 maggio 1944  del partigiano quattordicenne Marcello Foghesato ( Checca)

L’otto agosto 1960, Romano Tebaldi di Campofontana, conduttore della malga Fraselle di Sotto, viene ucciso davanti al baito, da un calcio sferrato dal suo cavallo.

Oggi la montagna Fraselle viene caricata a ovini, custoditi non più da pastori cimbri ma da giovani rumeni. A differenza di altre valli, nessun rifugio è stato costruito e il luogo  conserva intatta la sua natura selvaggia e aspra. Unica opera dell’uomo è la strada forestale  che si inerpica fino a Fraselle di Sotto lungo il versante orografico sinistro. Unico insediamento umano è la contrada Gisoul, all’imbocco della valle.

CONCLUSIONI

La Val Fraselle è classificata, essendo inserita integralmente nel Parco Naturale Regionale della Lessinia, come riserva naturale e oggetto quindi di particolare protezione.

La ricchezza geologica, vegetazionale, faunistica e storica umana è senza dubbio un patrimonio che deve essere tutelato anche alla luce dei cambiamenti climatici che possono alterare i delicati equilibri presenti.

Se da un lato le amministrazioni sono chiamate a salvaguardare gli habitat e la cultura locale proponendo politiche eticamente corrette in ambito di sviluppo turistico, è onere del singolo escursionista tutelare il patrimonio naturalistico e culturale attraverso scelte responsabili di frequentazione, in modo tale da garantire sempre il massimo rispetto per la fauna e la flora della Val Fraselle.

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